18 Novembre 2016
Renato Zangheri, il ricordo di un sindaco e di un intellettuale gramsciano
Dalla lotta al terrorismo alle battaglie per i nuovi diritti, in primo luogo con la nascita del Circolo “Il Cassero”.
Il filo rosso? La capacità di essere Sindaco, ovvero di tenere unita la propria comunità coniugando la propria fede di partito con il ruolo Istituzionale della fascia tricolore, da essere uomo della lotta politica e allo stesso tempo “intellettuale organico gramsciano della classe operaia . Così, in un messaggio inviato alla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, la Presidente dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna Simonetta Saliera ricorda la figura di Renato Zangheri, Sindaco di Bologna e poi deputato della Repubblica, in occasione del convegno “Renato Zangheri: intellettuale e politico” in corso oggi a Bologna e realizzato dalla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna, del Comune di Bologna e dell’Università di Bologna. “Negli anni bui del terrorismo rosso e dello stragismo neofascista Renato Zangheri seppe tenere unita la propria comunità. Fu sì, senza paura, uomo di parte e di partito, ma prima di tutto ne fu il Sindaco. Fu dirigente politico di quel Partito Comunista Italiano che sotto la sua sindacatura arrivò a raccogliere il voto di un bolognese su due e che contava decine di migliaia di iscritti. Ma non dimenticò la complessità del mondo che lui rappresentava. E che proprio l’indubbia egemonia che il Pci aveva saputo realizzare nella Bologna dei sindaci Giuseppe Dozza e Guido Fanti e Zangheri veniva dalla capacità di quel Partito, dei suoi amministratori di dialogare, mediare, discutere e dare prospettiva allo sviluppo della città, sviluppo si economico che sociale. Il convegno odierno organizzato dalla Fonazione Gramsci ha il merito di raccontare la storia, il pensiero, l’azione politica e amministrativa di uno dei più arguti sindaci di Bologna, nonché intellettuale organico gramsciano della classe operaia”, si legge nel messaggio di Saliera che ricorda come “Zangheri fu, prima di tutto, un intellettuale, un professore attento a capire le sfumature del presente perché aveva assimilato in se le certezze e le contraddizioni della Storia: altrimenti non si spiegherebbe la sua capacità amministrativa e politica di intuire che la Bologna degli anni ’70 doveva governare la trasformazione da città industriale a città del terziario avanzato, da città che doveva il suo benessere a un sano e oculato sviluppo urbanistico e trasportistico, alla città dei servizi e di un welfare dai livelli scandinavi. Fu questo saper rispondere alle fatiche quotidiane dei bolognesi che permise a Bologna di non frantumarsi nemmeno di fronte al fragore delle bombe e del terrorismo nero. Se la mano ignobile del terrorismo non lacerò la democrazia cittadina fu perché essa si poggiava sulla sana pianta della buona amministrazione e della buona politica. Una città che sa di essere la comunità dei diritti e di riconoscimento di nuovi diritti fino ad allora ignorati o sottovalutati: basti pensare a come con l’apertura del Circolo Il Cassero, la Bologna zangheriana fu la prima città italiana a dare una prima risposta alla crescente domanda di spazi e diritti che veniva dalla comunità gay”. La Presidente dell’Assemblea legislativa sottolinea come “Zangheri fu il Sindaco punto di riferimento di una città che non si piegava e che voleva guidare la propria storia. Con fermezza e decisione: il convegno di oggi, di cui dobbiamo essere grati alla Fondazione Istituto Antonio Gramsci dell’Emilia-Romagna, si annuncia ricco di spunti di riflessione e di dibattito. Il modo migliore per ricordare l’uomo, il politico, lo storico, il dirigente di partito. E soprattutto il Sindaco”.