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2 Febbraio 2017

Guido Fanti, il riformista inflessibile

Dante Stefani lo ricorda come il “rinnovatore” del comunismo emiliano, come colui che diede anima e corpo al migliorismo amendoliano, alla “via italiana al socialismo” che fece del Pci il più grande partico comunista dell’Occidente.

Federico Castellucci come un faro per il futuro: il simbolo della coerenza e delle Istituzioni, un modello per riscattare la forza e la dignità della politica. Pierluigi Cervellati confessa: “ne ho sempre avuto soggezione, solo in tarda età riuscii a superare questo complesso”. Profondo il ricordo di Monsignor Ernesto Vecchi che ne parla come di colui che trasformò il disgelo tra Comune a guida Pci in collaborazione tra la “capitale rossa” dell’Occidente e la Curia dell’allora Cardinale Lercaro. L’11 febbraio del 2012 moriva Guido Fanti, sindaco di Bologna per quattro anni (1966-1970), primo presidente della Regione Emilia-Romagna, parlamentare nazionale ed europeo eletto nelle liste del Pci. L’Assemblea legislativa regionale ha voluto commemorare il primo Presidente della Regione con un documentato prodotto dal Servizio comunicazione dell’Assemblea e dalla Segreteria della Presidenza dell’Assemblea, “Guido Fanti, il riformista inflessibile”, che raccoglie i ricordi di Dante Stefani, assessore comunale e regionale e poi parlamentare del Pci, che di Fanti fu forse il più stretto collaboratore; di Federico Castellucci, già Presidente dell’Assemblea di viale Aldo Moro; dell’architetto Pierluigi Cervellati, che ne fu assessore a Palazzo d’Accursio e di monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna e all’epoca segretario particolare del Cardinal Giacomo Lercaro. Il documentario è disponibile sul sito Internet dell’Assemblea legislativa regionale (http://cronacabianca.eu/) e sarà trasmesso il venerdì prossimo 10 febbraio 2017 all’interno di Assemblea on-er, gli spazi di promozione istituzionale dell’Assemblea sui principali canali televisivi emiliano-romagnoli. “A cinque anni dalla morte, come tributo al primo Presidente della Regione Emilia-Romagna, l’Assemblea legislativa regionale ha voluto raccogliere i ricordi di chi lo conobbe di persona e lavorò con lui negli anni di Palazzo d’Accursio, della Regione e poi di una lunga militanza politica e partitica portata avanti con forza fino agli ultimi giorni della sua vita”, spiega Simonetta Saliera, Presidente dell’Assemblea legislativa regionale, che ricorda come “il Presidente Fanti ci ha sempre ricordato come quello di amministratore pubblico sia il mestiere più bello perché si segue la vita dei propri amministrati dalla nascita alla morte, dalla mattina alla sera. E’ un insegnamento che non dimentichiamo mai e a cui abbiamo voluto dare corpo facendo parlare i protagonisti dell’epoca”. Nei 20 minuti di “L'epoca di Guido Fanti” si coglie il ricordo di un’era segnata da grandi contrapposizioni frutto della Guerra Fredda, del confronto anche aspro tra la Chiesa e il Pci, ma un’era allo stesso tempo feconda. E non è un caso che la parola più usata dai “testimoni” del tempo sia collaborazione: collaborazione tra partiti diversi come ricordato da Stefani e Castellucci, collaborazione tra laici e cattolici come sottolineato da monsignor Vecchi la cui puntuale e arguta ricostruzione degli anni ’60 parla di una Bologna dove si passò al divieto assoluto di sindaco e cardinale di farsi vedere in contemporanea agli stessi appuntamenti pubblici al sindaco di Bologna che insignisce il medesimo porporato della cittadinanza onoraria come simbolo di un nuovo corso. Quattro voci diverse, quattro storie che si intrecciano e che raccontano lo stesso periodo, quello dell’Italia del boom che, dopo aver raggiunto un certo benessere economico, fece da terreno di cultura per lo sviluppo dei diritti sociali e civili degli anni ’70. La stessa storia raccontata da quattro narratori che ricordano lo stesso uomo: il sindaco, il Presidente di Regione, il parlamentare, l’uomo che ben insegnava come “quello di amministratore è il mestiere più bello perché si segue la vita dei propri concittadini dalla nascita alla morte, dalla mattina alla sera”.

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17 Marzo 2023

Cordoglio per la scomparsa di Domenico Cella

"La scomparsa di Domenico Cella lascia un vuoto profondo nella società bolognese: coerente con le sue idee cristiano-democratiche, Cella, anche nel delicato ruolo di Presidente dell'Istituto De Gasperi di Bologna, ha saputo dare un forte contributo al dialogo e al pensiero bolognese. Ai suoi famigliari e quanti hanno avuto l'onore di conoscerlo e lavorare con lui vanno le mie più sentite condoglianze"

28 Febbraio 2023

Voglio ancora sperare....

26 febbraio 2023: gazebo PD. I due candidati hanno promesso e parlato di tante cose interessanti, ma hanno tralasciato di andare nel concreto su alcune di quelle fondamentali per la vita delle persone come la pace, la ricostruzione della pubblica istruzione formativa ed educativa, la sanità pubblica di qualità accessibile a tutti, quale tipo di lavoro e di previdenza.